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Come Annullare un Bonifico Bancario

Il bonifico bancario è la forma di pagamento più diffusa nei rapporti fra privati e aziende, proprio perché la sua esecuzione è rapida e tracciabile. Proprio per la stessa ragione, però, un errore di digitazione dell’IBAN, un importo sbagliato o l’invio a un beneficiario diverso da quello desiderato possono trasformarsi in un problema serio. Annullare un bonifico non è sempre possibile: molto dipende dal tipo di bonifico (ordinario, SEPA, istantaneo, estero extra-SEPA) e dallo stato di lavorazione (inserito ma non ancora “eseguito”, eseguito ma non ancora regolato, già accreditato al destinatario). Conoscere gli snodi giuridici e operativi dell’operazione consente di agire tempestivamente e con le procedure corrette, aumentando le probabilità di recuperare il denaro o, almeno, di ridurre i tempi di rientro.

Il fattore tempo e la differenza tra “ordine” ed “esecuzione”

In qualunque home banking italiano l’utente inizia con l’immissione dei dati (IBAN, causale, importo, data di addebito). Finché l’operazione resta nello stato “inserita”, cioè prima del cosiddetto «cut-off» giornaliero della banca, è il cliente stesso a poterla revocare dalla medesima schermata: basta selezionare «annulla» o «revoca». Il cut-off varia da istituto a istituto (spesso fra le 16:00 e le 18:00 nei giorni lavorativi); scaduto quel limite, l’ordine entra nel «batch» di bonifici che la banca inoltra al circuito SEPA. Da quel momento diventa un’operazione “eseguita” e non è più cancellabile con un click.

Per i bonifici istantanei SEPA (disponibili su conto del beneficiario entro dieci secondi) la revoca autonoma non esiste: l’ordine viene inviato e regolato in tempo reale. Eventuali errori devono quindi essere gestiti come richiesta di «recall» alla banca ricevente, che potrà restituire le somme solo con il consenso esplicito del destinatario o in casi di evidente errore tecnico.

Revoca prima dell’esecuzione: la strada più veloce

Se il bonifico è ancora nello stato «inserito» (o «programmato» con data valuta futura), basta rientrare nell’elenco dei pagamenti da eseguire, selezionare l’operazione e cliccare sul comando «revoca» (talvolta «elimina»). Il sistema chiede una conferma tramite codice OTP o dispositivo token e annulla l’istruzione senza alcun costo. Se l’ordine è stato impartito in filiale, invece, ci si rivolge al proprio gestore prima del cut-off e si firma un modulo di revoca cartaceo. Anche in questo caso il servizio è gratuito.

Richiesta di “recall” dopo l’esecuzione ma prima dell’accredito

Oltre il cut-off, il bonifico entra nella rete SEPA ma non è ancora arrivato sul conto del beneficiario: qui si apre la finestra di «recall». Il cliente deve contattare immediatamente il servizio di assistenza della propria banca (telefono, mail PEC o sportello) per inoltrare la revoca urgente. L’istituto originante invia un messaggio Interbanking Customer Credit Transfer Recall (motivo: “MSG01–errata digitazione o importo errato”) alla banca del beneficiario. La ricevente ha dieci giorni lavorativi per rispondere; se la transazione non è ancora stata regolata, la può respingere e il denaro torna sul conto mittente in uno o due giorni. Se la somma è già arrivata ma non ancora disponibile al beneficiario, la ricevente può comunque annullare l’accredito. In entrambi i casi, le banche applicano un costo per il servizio (in media fra 5 e 15 euro) che sarà addebitato al mittente.

L’accredito è già avvenuto: il principio del “consenso del beneficiario”

Quando la somma compare effettivamente sul conto del destinatario, la strada si fa in salita. La banca emittente non può più imporre il rientro delle somme; può soltanto inoltrare, tramite la banca ricevente, una richiesta di restituzione («reversal») con la quale informa il beneficiario dell’errore. A questo punto l’esito dipende dal comportamento di chi ha ricevuto il denaro:

se riconosce l’errore e firma l’autorizzazione al riaccredito, la cifra torna indietro in tempi normalmente compresi fra tre e sette giorni;

se non risponde o rifiuta, il mittente dovrà avviare un’azione giudiziale di indebito arricchimento (art. 2041 c.c.) o, come primo passo, una diffida formale a mezzo raccomandata o PEC.

La Banca d’Italia, nel provvedimento del 5 luglio 2011, raccomanda agli istituti di facilitare la restituzione, ma non esiste obbligo giuridico senza l’assenso del destinatario.

Bonifico istantaneo: una corsa contro il tempo

I bonifici istantanei SEPA (Instant Credit Transfer) non consentono revoca tecnica: l’ordine è irrevocabile per definizione. Se la cifra finisce a un IBAN sbagliato o presenta importo errato l’unica chance è il recall volontario: il mittente chiede alla propria banca di inviare un «Request for Recall by the Originator» (R-trans) alla banca ricevente. Quest’ultima inoltra la richiesta al beneficiario, che decide se restituire i fondi. Alcune banche indicano che, qualora il destinatario non risponda entro tredici mesi, l’operazione si considera chiusa e il mittente deve procedere per vie legali. In pratica, per i bonifici istantanei, l’attenzione in fase di inserimento dati è l’unica vera protezione.

Bonifico estero extra-SEPA: costi, tempi e trappole

I bonifici verso banche fuori area SEPA (per esempio Stati Uniti, Regno Unito post-Brexit, Svizzera se non in euro) viaggiano tramite rete Swift e possono coinvolgere una catena di corrispondenti. Finché l’istruzione è in “pending”, la revoca si inoltra via Swift MT199 e il recupero è relativamente rapido (2-5 giorni). Se il bonifico è già processato, l’istituto ricevente deve chiedere alle banche intermediarie il rientro delle somme: ogni passaggio applica una fee, talvolta superiore ai 20 dollari, che si somma a quella della banca emittente. Il mittente rischia quindi di recuperare il denaro meno le commissioni di recall, che in casi complessi possono superare il 5 % dell’importo originale. Il consiglio è sempre quello di accertarsi che l’IBAN e il codice BIC del beneficiario siano corretti prima di autorizzare il pagamento.

L’errore di IBAN formalmente valido

Capita di digitare un IBAN diverso dal desiderato ma formalmente esistente (magari con una lettera in più o in meno nella parte finale). In questo caso, se l’IBAN appartiene alla stessa banca del mittente, l’istituto può intervenire più facilmente e — di solito — bloccare l’accredito o recuperare la somma anche dopo il regolamento, perché il rapporto interno consente azione diretta d’indebito. Se invece l’IBAN è di un’altra banca, si rientra nel meccanismo di recall e consenso del beneficiario. La PSD2 obbliga le banche a verificare la “plausibilità” IBAN-intestatario solo per i pagamenti istantanei a partire dal 2025, ma per ora in Italia non esiste controllo automatico incrociato per i bonifici ordinari.

Combinare blocco della carta e restituzione

Talvolta un bonifico viene disposto verso un truffatore (per esempio finto venditore di e-commerce). Se entro 24-48 ore il beneficiario ritira il denaro su carta prepagata e svuota il conto, la banca ricevente non ha più fondi su cui far agire il recall. In questi casi conviene presentare subito denuncia alla Polizia Postale e trasmettere copia alla banca emittente: il reclamo scritto con allegato il verbale di denuncia consente di attivare procedure straordinarie di blocco della carta ricaricabile del truffatore, sempre che le somme non siano già state prelevate in contanti.

Cosa dice la normativa sul diritto di revoca

La direttiva UE 2015/2366 (PSD2) stabilisce che il pagatore può revocare l’ordine di pagamento fino al momento in cui esso diventa irrevocabile, cioè quando giunge alla banca del pagatore. Nel bonifico tradizionale il momento di irrevocabilità coincide con il cut-off; nell’istantaneo coincide con l’istante dell’ordine. L’art. 17 del d.lgs. 11/2010 (recepimento PSD) impone agli istituti di pagamento di collaborare al recupero di fondi inviati su IBAN errato su richiesta motivata del cliente, ma non obbliga il beneficiario a restituire l’importo. In caso di diniego, la via resta quella della mediazione bancaria o dell’azione civile.

Mediazione e ABF

Quando la banca si rifiuta di eseguire il recall perché, ad esempio, reputa la richiesta tardiva, il cliente può rivolgersi all’Arbitro Bancario Finanziario (ABF). L’ABF si è più volte espresso a favore del cliente se la banca non ha informato tempestivamente sui tempi massimi di revoca o ha ritardato l’inoltro della richiesta di recall. La procedura è scritta, costa 20 € e si avvia online; la decisione arriva in sei-otto mesi. Non sostituisce il tribunale ma nella gran parte dei casi gli intermediari ottemperano alla decisione.

Buone pratiche per evitare l’annullamento

Il modo migliore per annullare un bonifico è evitare di doverlo fare. Controllare sempre l’IBAN con la funzione “copia e incolla” da una fonte ufficiale, verificare che l’intestatario visualizzato dal sistema coincida con quello che si ha in rubrica, sfruttare la funzionalità di “bonifico differito” con esecuzione a D+1 (si guadagna una giornata in cui è sempre possibile la revoca autonoma). Infine, per cifre importanti, utilizzare il sistema di “bonifico parlante” in filiale o una doppia autorizzazione via call center, perché l’operatore può verificare in tempo reale la correttezza dei dati.

Conclusioni

Annullare un bonifico è una corsa contro il tempo e dipende da una serie di fattori sotto il controllo del cliente solo fino a un certo punto. Finché l’operazione non supera il cut-off l’annullamento è semplice, gratuito e immediato. Oltre quel limite entrano in gioco il circuito bancario SEPA, la buona volontà del beneficiario o la complessità della rete Swift: i costi aumentano, le probabilità di successo calano. La vera arma resta la prevenzione: verificare più volte i dati prima di premere “esegui”, scegliere valute di addebito differite e mantenere un contatto rapido con la propria banca in caso di emergenza. Con queste precauzioni, l’ipotesi di dover ricorrere a un recall costoso e incerto si riduce al minimo.

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